Moda vintage e genderless: tendenze da seguire per essere sostenibili

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La moda genderless di cui tanto si parla oggi non è una novità. Affonda le radici nella rivoluzione culturale degli anni ’70 e ’80, quando icone come David Bowie e Grace Jones ridefinirono i confini del maschile e femminile con la loro fisicità ambigua e trasformista e i camaleontici outfit. Il power suit con cravatta di Diane Keaton in Io e Annie (1977), i giubbotti di pelle e i jeans Levi’s 501, come le sneakers e le gonne genderless di oggi, segnarono una rottura con le convenzioni sociali e di genere, aprendo la strada a un’estetica più fluida.

In quegli anni, la moda senza genere definita neutral o unisex ha ridefinito uno stile ed è stato un atto di ribellione e di emancipazione, con gli uomini che sperimentavano silhouette più aderenti e colori audaci, e le donne che adottavano tagli androgini e capi strutturati.

Oggi il concetto di moda genderless, influenzato anche dai movimenti LGBTQ+, non è più solo una provocazione o una tendenza, ma una pratica di democratizzazione dello stile e rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui ci esprimiamo attraverso la moda. Se negli anni ’70 era quindi un simbolo di lotta per l’uguaglianza, oggi è una dichiarazione di intenti, una celebrazione dell’individualità. Le nuove generazioni, in particolare la Gen Z, vedono la fluidità di genere come la norma, non come un'eccezione.

La convergenza tra vintage, genderless e moda sostenibile rappresenta una delle tendenze più significative nel panorama fashion contemporaneo. Questo connubio non è casuale, ma riflette profondi cambiamenti sociali e culturali che stanno ridefinendo il nostro rapporto con l'abbigliamento e gli accessori.

Mentre ci muoviamo verso un futuro più inclusivo e attento al pianeta, questa convergenza di tendenze nella moda tra genderless, vintage e sostenibilità, offre una visione promettente di come la moda possa evolversi per soddisfare le esigenze di una società in rapido cambiamento.

L'estetica senza tempo del genderless

Gli accessori genderless, per loro natura, tendono a evitare gli stereotipi di genere, abbracciando forme e design più neutrali. Questa caratteristica li rende intrinsecamente più longevi e quindi anche più sostenibili dal punto di vista stilistico e produttivo. Prendiamo ad esempio le borse a tracolla di Gucci o le sneakers di Veja: il loro design minimalista e funzionale li rende appetibili per tutti i generi, trascendendo le mode passeggere.

Ma anche i capi di abbigliamento dalle linee più over e il revival di alcuni accessori classici e senza tempo come le cravatte e le loro rivisitazioni come le cravatte gioiello, i cappelli, spingono alla libertà di condivisione del guardaroba tra lui e lei e alla scelta di pezzi passe-partout abbinabili a tutto e spesso anche senza stagionalità, ottimizzando in questo modo gli acquisti.

Il revival del vintage nell'era genderless

Il ritorno della moda vintage degli ultimi anni si allinea perfettamente alla tendenza genderless. Molti capi e accessori degli anni '70 e '80, come i già citati Levi's 501 ma anche gli occhiali Ray-Ban Wayfarer, per citarne sono alcuni, erano già intrinsecamente unisex. Infatti oggi questi pezzi vivono una seconda giovinezza, apprezzati per la loro versatilità di genere e il loro fascino retrò. Brands come The RealReal puntano su questa tendenza, offrendo pezzi vintage di lusso con un appeal genderless.

Il mercato del vintage è diventato un vero punto di riferimento per chi cerca pezzi unici che sfidano il concetto tradizionale di moda. Piattaforme come Vestiaire Collective e Depop, insieme ai negozi di second-hand e vintage di lusso, hanno reso il vintage accessibile a una nuova generazione di consumatori attenti sia allo stile che all’impatto ambientale.

Il suo fascino risiede nella qualità dei tessuti, oggi introvabili, nella manifattura d’altri tempi e nella possibilità di reinterpretare capi storici in chiave contemporanea. Inoltre, l’acquisto di abiti di seconda mano riduce la domanda di nuove produzioni, contribuendo a limitare lo spreco di risorse e l’inquinamento tessile.

Sostenibilità come ponte tra vintage e genderless

L'approccio slow fashion della moda sostenibile che promuove capi durevoli e versatili, ma anche lo slogan “compra di meno e indossa di più” che ne è diventato il manifesto, si sposa perfettamente con l'estetica genderless e vintage. Marchi come Stella McCartney e Patagonia stanno guidando questa rivoluzione, creando collezioni che sono al contempo sostenibili e gender-neutral.

In un’epoca in cui il fast fashion domina il mercato con capi prodotti in serie e tendenze che durano poche settimane, il vintage e l’inclusività rappresentano una forma di resistenza e un’alternativa  etica e sofisticata rispetto alla serialità.

Il futuro della moda non appartiene più a categorie rigide, ma a una narrazione fluida. Una scelta che non è solo di stile, ma soprattutto di consapevolezza.

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Simona Brancati Green Lifestyle Blogger

Sono Simona Brancati, classe 1968, ho fatto la giornalista, l’autrice e la trainer di pilates. Il cambiamento è la mia parola magica. Ho creato un blog dove condivido esperienze e scrivo di stile e stili di vita sostenibili dopo i 50 anni. Cravattology è il mio brand sostenibile, creato per assecondare la mia passione per la moda con cui trasformo cravatte preloved e vintage in gioielli di design ricercati, nostalgici e inclusivi.

https://www.simonabrancati.com/
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